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Una scultura identitaria. Sulla Bauplastik di S. Caterina d’Alessandria a Galatina e Raimondo del Balzo Orsini

  • Autores: Giulia Pollini
  • Localización: Arte medievale, ISSN 0393-7267, Nº. 12, 2022
  • Idioma: italiano
  • Títulos paralelos:
    • The Bauplastik of St Catherine of Alexandria in Galatina and Raimondo del Balzo Orsini
  • Texto completo no disponible (Saber más ...)
  • Resumen
    • italiano

      La basilica francescana di S. Caterina d’Alessandria a Galatina (LE) è il monumento che più rappresenta il potere dei del Balzo Orsini nel Regno di Napoli. Fondato con un convento e un ospedale – ormai scomparsi – intorno agli anni ottanta del XIV secolo, l’edificio fu commissionato da Raimondo del Balzo Orsini (1350/1355-1406), figlio del conte di Nola e futuro principe di Taranto. Ciò che però ha attirato da sempre l’attenzione della critica è lo straordinario ciclo di affreschi conservati al suo interno, voluti all’inizio del XV secolo da Maria d’Enghien (1369-1446), vedova di Raimondo e regina di Napoli. Proprio il continuo studio di queste pitture è andato a discapito di una lettura completa del monumento, specialmente della sua Bauplastik. La decorazione scultorea, invece, è di particolare interesse in quanto aderisce così tanto a un linguaggio romanico della Terra d’Otranto, da essere stata qualche volta retrodatata e considerata di spoglio. Il presente contributo vuole dimostrare, invece, come la scultura architettonica sia coeva alla basilica stessa e si attardi volutamente su quello che è stato definito da Dorothee Kemper il Lecceser Skulturgruppe. L’adozione di questa plastica, infatti, sembra parte di un programma più ampio di legittimazione del dominio di Raimondo del Balzo Orsini che, da feudatario ‘straniero’, volle costruirsi un’identità radicata nel territorio e in linea con una tradizione secolare.

    • English

      The Franciscan basilica of St Catherine of Alexandria in Galatina (LE) is the monument that best represents the power of the del Balzo Orsini family in the Kingdom of Naples. Founded with a convent and a hospital - now lost - around the 1380s, the building was commissioned by Raimondo del Balzo Orsini (1350/1355-1406), son of the count of Nola and Taranto prince-tobe. Nevertheless, what has always attracted the attention of critics is the extraordinary cycle of frescoes on the inside, ordered in the early 15th century by Maria d’Enghien (1369-1446), widow of Raimondo and Queen of Naples. It is precisely the continuous study of these paintings that has prevented a comprehensive analysis of the monument, especially its Bauplastik. On the contrary, the sculptural decoration is particularly interesting as it adheres so closely to a Romanesque language of the Terra d’Otranto that it has sometimes been backdated and considered as spolia. This article aims to show how the architectural sculpture is coeval with the basilica and deliberately adopts what has been defined by Dorothee Kemper as the Lecceser Skulturgruppe. The use of this sculpture seems to be part of a broader programme to legitimise the rule of Raimondo del Balzo Orsini who, as a ‘foreign’ feudal lord, wanted to build his own identity rooted in the territory and in line with a centuries-old tradition.


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