Omaggiare e ripensare la vita di autori immensi della nostra letteratura, come Dante Alighieri e Luigi Pirandello, è un atto di umiltà verso la loro grandezza umana e di autori; ma è anche un atto di grande superbia, perché si tratta di provare ad afferrare l’ineffabile. E il regista, che non vive la solitudine dello scrittore bensì nella sua solitudine si fa carico di un’intera macchina produttiva con cui condividerla, non sa in anticipo se sarà in grado di vincere la scommessa oppure no.
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