Nell’ambito della nascita delle signorie italiche del Trecento, il caso di Milano e dei Visconti spicca come uno tra i più indagati. In origine, i membri del casato dovettero inserirsi nell’alveo di una solida tradizione comunale, per eroderne le prerogative e instaurare un governo monocratico. Allo scopo servirono certamente le politiche culturali adottate dall’agnazione e, all’interno di queste, si possono trovare delle composizioni musicali come madrigali e mottetti, ideate allo scopo di presentare i Visconti e le loro virtù come meritevoli a renderli guida della comunità. Queste composizioni si caratterizzano per la presenza, al loro interno, di chiari riferimenti sia alle nobili doti dei governanti, sia alle loro aspirazioni e pratiche in ambito politico. Il presente saggio si concentra appunto su una di queste composizioni, il mottetto Lux porpurata radiis, composto da Jacopo da Bologna per Luchino Visconti nella prima metà del Quattordicesimo secolo. Rompendo la tradizione, il mottetto presenta l’allocuzione Diligite iusticiam con un nuovo termine: machinam. Cosa significhi all’interno del testo e dove sia possibile collocarla in relazione alle politiche culturali del Visconti sono due delle domande alla base di questo studio.
In the framework of the development of the lordships in the Italian peninsula, the case of the Visconti duchy of Milan certainly appears as one of the most fascinating. Visconti rulers aimed to be introduced into a well-known communal tradition to corrode its prerogatives, in favor of a centralization of powers. Performed in the circle of the court during feasts, madrigals and motets served the purpose of celebrating the virtues of the new lords to make them more easily accepted by the community. In these multi-voice musical pieces, clear references to the politics of the Milanese dukes are hidden in acrostic forms. This essay focuses on a single word, written in the motet Lux porpurata radiis, composed by Jacopo da Bologna in the first half of the fourteenth century. Breaking the tradition, the piece presents the allocution Diligite iusticiam with a new term: machinam. What does the word machinam relate to and where can we place it in Luchino Visconti’s cultural policies, are the two main issues underlying this essay.
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