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Dalla questione della lingua all'educazione linguistica (1868-1924)

  • Autores: Stefano Gensini
  • Localización: Archivio glottologico italiano, ISSN 0004-0207, Vol. 108, Nº. 2, 2023, págs. 351-381
  • Idioma: español
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  • Resumen
    • English

      The famous controversy between Ascoli and Manzoni, which officially began with the first issue of the Archivio glottologico italiano, has often been presented in terms of a disagreement between positions so different as to be irreconcilable. But if we reconsider this debate in the context of the national and school policies of Europe in the last third of the 19th century, they seem to converge in claiming a central role for schooling and literacy in the modernisation process of post-unitary Italy. The relationship to be built between dialect and Italian implied for Manzoni and Ascoli, beyond the undeniable differences, a substantial widening of literacy and thus a greater participation of the people in the social and civil life of the new state. This essay reviews, on the one hand, the pedagogical debates that formed the backdrop to the ideas of the two protagonists and, on the other, the concrete scholastic policies adopted by the Italian governments, hesitant in the face of the need to link language and social issues. Not only was appropriate funding lacking, but the training of teaching staff was never effectively addressed. Within this framework, the history of didactics ‘from dialect to Italian’ theorised by great scholars such as Ascoli, Monaci and Lombardo Radice, and put into practice by groups of teachers in various parts of Italy from 1873 onwards, is reconstructed. Significantly, when thanks to Lombardo Radice this didactic project became part of the school reform carried out by Minister Giovanni Gentile (1923), there was a reaction from the fascist regime that led to its abolition and the decision to eliminate dialect from the teaching practices of Italian schools. The prospect of genuine ‘language education’, respectful of the sociolinguistic background of the pupils, was thus postponed for decades.

    • italiano

      La celebre polemica tra Ascoli e Manzoni, iniziata ufficialmente con la prima uscita dell'Archivio glottologico italiano, è stata spesso presentata nei termini di un disaccordo tra posizioni talmente diverse da risultare inconciliabili. Ma se riconsideriamo questo dibattito nel contesto delle politiche nazionali e scolastiche dell’Europa dell’ultimo terzo del XIX secolo, esse sembrano convergere nel rivendicare un ruolo centrale per la scuola e l’alfabetizzazione nel processo di modernizzazione dell’Italia post-unitaria. Il rapporto da costruire tra dialetto e italiano implicava per Manzoni e Ascoli, al di là delle innegabili differenze, un sostanziale ampliamento dell'alfabetizzazione e quindi una maggiore partecipazione del popolo alla vita sociale e civile del nuovo Stato. Il saggio ripercorre, da un lato, i dibattiti pedagogici che hanno fatto da sfondo alle idee dei due protagonisti e, dall’altro, le concrete politiche scolastiche adottate dai governi italiani, titubanti di fronte alla necessità di collegare linguaggio e questioni sociali. Non solo mancavano finanziamenti adeguati, ma la formazione del personale docente non era mai stata affrontata in modo efficace. In questo quadro viene ricostruita la storia della didattica «dal dialetto all’italiano» teorizzata da grandi studiosi come Ascoli, Monaci e Lombardo Radice, e messa in pratica da gruppi di insegnanti in varie parti d’Italia dal 1873 in poi. Significativamente, quando grazie a Lombardo Radice questo progetto didattico entrò a far parte della riforma scolastica portata avanti dal ministro Giovanni Gentile (1923), vi fu una reazione del regime fascista che portò alla sua abolizione e alla decisione di eliminare il dialetto dalle pratiche didattiche delle scuole italiane. La prospettiva di un’autentica «educazione linguistica», rispettosa del contesto sociolinguistico degli alunni, è stata così rinviata per decenni.


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