Taking the moves from the premise that access to the Internet plays a fundamental role for the development of the human person, this study focuses on a particular category of (potential) Internet users – namely, individuals deprived of their liberty –, in the context of certain legal systems that view resocialisation as an essential element of the sentence execution phase. At the same time, where a compatibility between the possibility of accessing the web and the state of detention is to be recognized, a necessary balance must be found between the development of the human personality and security. The analysis will begin with the Italian case, then explore, firstly, the jurisprudence of the European Court of Human Rights, and, subsequently, the framework for Internet access in prison as config-ured in those States where such access is viewed as a freedom (such as Belgium, Spain, and France) and in those where it is elevated to a social right (such as Finland and Norway)
Promuovendo la premessa che l’accesso a Internet costituisce una prerogativa per lo sviluppo della persona umana, questo contributo focalizza l’attenzione su una particolare tipologia di (potenziali) utenti di Internet, e cioè le persone private della libertà, in alcuni degli ordinamenti che vedono nella risocializzazione un elemento essenziale della fase esecutiva della pena. Si considererà, tuttavia, che, laddove si riconosca una compatibilità tra la possibilità di fruire di accedere a Internet e lo stato di detenzione, si deve operare un necessario bilanciamento tra lo svilup-po della personalità umana e la sicurezza. Muovendo, quindi, dallo studio del caso italiano, sarà, poi esplorata, in primo luogo, la giurisprudenza della Corte EDU e, successivamente, la configurazione che l’accesso a Internet in carcere assume in quelle realtà statuali che declinano tale accesso come una libertà (quali il Belgio, la Spagna e la Francia) e in quelle che lo elevano a diritto sociale (come in Finlandia e Norvegia)
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