Roma Capitale, Italia
Australia
Le stampe, i negativi e gli album conservati nell'archivio fotografico di Thomas Ashby presso la British School at Rome rappresentano un ricco assortimento di materiali creati da Ashby e dai suoi colleghi, come Agnes e Dora Bulwer. L'archivio si è formato come prodotto naturale e spontaneo della vita personale e lavorativa di Ashby, e solo dopo la sua scomparsa ha acquisito una valenza istituzionale di carattere pubblico. Questo articolo esamina il proposito originale che sottende all'archivio di Ashby, il suo trasferimento da un contesto privato a uno pubblico e la sua successiva evoluzione e ricezione. Basandosi sul lavoro di precedenti collaboratori e ricercatori della BSR, l'articolo analizza l'archivio di Ashby da una nuova prospettiva e sottolinea la necessità di considerarne l'intento autoriale originale, di carattere privato, gli elementi polifonici e la natura diacronica della sua formazione e ricezione dalla sua genesi ad oggi. Considerato che le immagini degli archivi fotografici sono abitualmente fruite come singoli oggetti digitali, questa discussione sulla natura degli archivi fotografici privati che sono stati trasferiti nel pubblico dominio è opportuna. Ora più che mai è importante che archivi come quello di Ashby siano riconosciuti come entità costituite da narrative complesse e ricche di particolari, e che queste narrative siano prese in esame ogni volta che si visualizzano le singole fotografie all'interno dell'archivio
The prints, negatives and albums in the British School at Rome's Thomas Ashby Photographic Archive are a rich assortment of materials created by Ashby and his colleagues, such as Agnes and Dora Bulwer. The archive was the natural and spontaneous product of Ashby's personal and working life and it was not until after his death that it was transferred into the public institutional domain. This article investigates the original intention of Ashby's archive, its transfer from a private to public context, and its subsequent evolution and reception. Building on the work of previous BSR staff and scholars, the article looks at Ashby's archive from a fresh perspective, emphasizing the need to consider the archive's original non-public authorial intent, its polyphonic elements, and the diachronic nature of its formation and reception from Ashby's time to the present. Given that images within photographic archives are now regularly viewed as digital objects, this is a timely discussion of the nature of private photographic archives that have been moved into the public domain. It is now more important than ever that archives like Ashby's are acknowledged as entities with detailed and complex histories, and that these histories are taken into account when viewing the individual photographs within the archive.
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