The idea of “inesigibilità” (unenforceability, namely when someone fails to fulfil a legal duty due to a personal incapacity that excuses them) is a concept that has been rarely investigated by Italian legal scholars. Nonetheless, it takes on a great significance in its relationship with the realm of negligence, being referred to in various distinct senses: as impersonal foundation for the duty of care reconstructed on the basis of the standard of homo eiusdem condicionis et professionis, as a limit to the knowability of the precautionary rule, and, lastly, as a true excusing condition for any agent who, in a given situation, was unable to comply with the legal requirements. Moreover, the importance of this concept is increasingly associated with the gradualist dimension: the emphasis on gross negligence as a limit of criminal offenses ends up giving prominence, within the judgment on the degree of negligence, to this factor amongst the others. This essay focuses on the various dimensions of the notion of unenforceability in an attempt to draw some boundaries and focusing on a critical analysis of the relationship between this concept and the degree of negligence: while pairing those ideas offers major advantages, it also reveals some significant risks, exacerbated by the experience of emergency shield provisions introduced during the Covid-19 pandemics and immediately thereafter.
L'idea di inesigibilità, nel complesso poco esplorata dalla dottrina italiana, assume nei rapporti con l'universo della colpa un significato di rilievo assoluto, venendo richiamata a più riprese e secondo accezioni non pienamente sovrapponibili tra loro: come fondamento impersonale al dovere di cautela ricostruito a partire dall'homo eiusdem condicionis et professionis, come limite alla conoscibilità della regola cautelare nonché, naturalmente, quale vera e propria causa di esclusione del rimprovero per l'agente che, in una data situazione, non sia stato in grado di conformarsi alle pretese dell'ordinamento. A queste tre dimensioni si associa inoltre, sempre più spesso, il rilievo che il quantum di esigibilità gioca nella dimensione gradualista: la valorizzazione della colpa grave, quale limite di rilevanza penale dell'illecito colposo, finisce per dar peso, nel giudizio sul grado della colpa, anche alla misura dell'esigibilità della condotta. Il contributo passa in rassegna le varie dimensioni dell'inesigibilità, tentando di tracciarne i confini e soffermandosi, in particolare, su un'analisi critica del rapporto tra grado della colpa e misura dell'esigibile: un accostamento che, pur presentando notevoli vantaggi, lascia emergere anche alcuni rischi significativi, accentuati dall'esperienza delle norme-scudo “emergenziali” dell'epoca pandemica e di quella immediatamente successiva.
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