Milán, Italia
: I due pensatori esaminati nell’articolo sono rispettivamente gli esponenti più significativi di due importanti tendenze che nel secondo Novecento hanno dominato il dibattito fra i cultori della metafisica classica in Italia: da una parte la concezione, sicuramente più fedele alla lettera del tomismo, dell’essere come perfezione di tutte le perfezioni, in quanto tale trascendentale e analogica, dall’altra l’univocità di una nozione di essere fondamentalmente equiparata a quella di esistenza.
Quale delle due tendenze appare oggi più idonea a fronteggiare le critiche moderne e contemporanee alla metafisica? Pregi e limiti sono rinvenibili in entrambe, ma forse non sarebbe impossibile approdare a una formulazione del sapere metafisico in grado di superare talune rigidità finora presenti nell’una e nell’altra impostazione.
In this paper I shall examine the most representative authors of two important trends that dominated the classical-metaphysical debate in Italy during the second half of the XX century. On a hand, the conception of being qua perfection of all perfections, transcendental and analogical, which is closer to Aquinas’ written doctrine. On the other, the univocity of a notion of being that it is basically equalized to that of existence. Which stance appears more suitable to cope with modern and contemporary critiques today? What I am aiming to do in this paper is to show that metaphysical knowledge can be rephrased in a way that it is able to overcome a number of rigidnesses that are present in both the aforementioned settings.
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