La presente tesi dottorale si inserisce nella linea di ricerca dedicata al recupero, interpretazione e diffusione del patrimonio testuale della Medicina Europea, in cui lavorano diversi gruppi di ricercatori provenienti da tutta l’Europa. La sua natura multidisciplinare risiede nel contributo alla costruzione del discorso di altre discipline, come la Storia della Medicina e la Filologia latina.
Il trattato oggetto di studio in questo progetto di tesi è la traduzione latina, fatta da Gherardo da Cremona nel XII secolo, del De simplicibus medicinis di Galeno (II secolo). Quest’opera costituisce una componente importante per la storia della Medicina, tanto che è stata tradotta in varie lingue: nel VI secolo, Sergius da Rēš ‘Aynā l’ha tradotta dal greco al siriaco; nel IX secolo, Ḥunayn ibn Iṣhāq ha fatto lo stesso, ma anche una traduzione dal siriaco all’arabo, in contrasto con il testo greco (altre versioni del trattato in lingua araba sono attribuite ad al-Biṭrīq e Ḥubaiš); nel XII secolo Gherardo da Cremona ha tradotto i primi sei libri dall'arabo al latino, utilizzando il metodo de verbo ad verbum. L'ultimo anello di questa catena di traduzioni, quella di Gherardo da Cremona, il più prolifico traduttore di opere scientifiche (circa settantuno) del XII secolo, è quella che suscita il maggior interesse, poiché raccoglie le ricette descritte da Galeno, ma con i contributi di greci, siriaci e arabi, non solo nel suo contenuto (effetti terapeutici dei semplici, il loro modo di applicazione, ecc.), ma nel lessico tecnico utilizzato, pieno di ellenismi e arabismi.
In particolare, in queste pagine è stato effettuato il recupero del libro VI attraverso un'edizione critica moderna (l'unica che abbiamo fino ad oggi è del 1490) con il suo corrispondente apparato critico e commento e lo studio della storia del trattato, in modo tale che il lettore attuale possa avvicinarsi al testo più facilmente e chiarire tutti i problemi che circondano il libro (soprattutto in relazione alla sua paternità, fino ad ora messa in dubbio) e la figura di Gherardo: perché la traduzione del libro VI è incompleta, perché non è stata rivista, perché è conservata solo in cinque manoscritti tardivi, perché presenta una maggiore diversità linguistica rispetto agli altri libri, ecc. Tutto ciò unito al fatto che i dati sulla vita e sul modo di lavorare di Gherardo sono scarsi e in molti casi dubbi e che ci sono anche pochi studi sulle traduzioni latine svolti nell'ambito della Scuola di Traduttori di Toledo.
Questo lavoro è stato finito con successo grazie al “Contrato predoctoral con cargo a la ayuda de investigación Premio Internacional de Traducción Abdullad bin Abdulaziz” (01/10/2017-30/09/2020, Escuela de Traductores de Toledo, Universidad de Castilla-La Mancha), insieme ai due soggiorni fatti all’estero durante questi tre anni di dottorato per studiare e consultare i manoscritti che conservano il tratatto, corsi di lingua araba e il Diplôme Européen d'Études Médiévales, specializzato in paleografia, codicologia ed edizione di testi.
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